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Le filosofe

    Poetesse a parte, le donne colte, nella Grecia antica, sono per lo più cortigiane, e come tali sono viste con sospetto dalle contemporanee.

    Le prime filosofe della storia compaiono nell’ambito della scuola che Pitagora fonda a Crotone intorno al 530 a.C..

    Una leggenda narra che Temistoclea, sacerdotessa del dio Apollo a Delfi, baciò Pitagora trasmettendogli, per volere della stessa divinità, dei poteri eccezionali, come il dono della guarigione dalle malattie.

    La scuola pitagorica, nata a Crotone e poi approdata anche a Reggio, è affollata di ragazze, una trentina. Una così massiccia presenza femminile è dovuta al fatto che nella Magna Grecia del VI secolo a.C. le donne, sposate o cortigiane, godono di una condizione privilegiata rispetto a tutte le altre del mondo antico, poiché non è precluso loro il sapere mentre sono anche ottime madri di famiglia.

    Alla base del pensiero pitagorico vi è poi il principio meritocratico per cui la cultura e la filosofia, la scienza e la matematica, sono patrimonio di tutti, indipendentemente dal sesso.

    Il filosofo Giamblico (251-325 d.C.), nella sua Vita pitagorica, menziona ben (diciassette discepole) che fanno di Crotone un fiorentissimo vivaio di sapienza al femminile.

    Ma le pitagoriche (tra maritate, vergini e cortigiane) sono decine e decine, se non centinaia, se Filocoro di Atene riempie di esse un intero volume.