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Giambattista Vico – La Scienza nuova

    Giambattista Vico, con la sua opera “La Scienza Nuova”, ha offerto un contributo fondamentale alla filosofia della storia e alla cultura umanistica. Pubblicata nel 1744, l’opera rappresenta la summa del pensiero di Vico, sviluppato a partire dal 1720.

    “La Scienza Nuova” si distingue per l’introduzione di concetti rivoluzionari come il verum-factum, che stabilisce che si può avere conoscenza vera solo di ciò che è stato fatto direttamente dall’uomo. Questo principio pone le basi per una nuova metodologia storiografica, in cui la storia diventa la disciplina principale per comprendere l’azione umana.

    Vico si oppone al razionalismo cartesiano, proponendo invece una visione in cui la ragione deve essere accompagnata da una fiducia critica. La sua critica si estende anche alla scienza moderna, che secondo lui non può spiegare completamente la realtà umana.

    L’opera è strutturata attorno alla teoria delle tre età della storia (dei, eroi, uomini) e introduce il concetto di corsi e ricorsi storici, evidenziando come la storia umana sia caratterizzata da cicli di ascesa e declino. Vico sottolinea l’importanza della poesia, della sensibilità e dell’immaginazione, che giocano un ruolo cruciale nella formazione della coscienza e della logica umana.

    “La Scienza Nuova” ha avuto un impatto significativo sul Romanticismo italiano e ha influenzato pensatori come Benedetto Croce. L’opera di Vico è stata a lungo marginale nel panorama filosofico europeo, ma la sua riscoperta nell’Ottocento ha rivelato la profondità e l’attualità del suo pensiero.

    Un’opera geniale e inquietante che estende la mathesis universalis al mondo umano e traccia una genealogia della coscienza e della logica a partire dal senso e dalla fantasia. È un testo che invita a una riflessione profonda sulla natura della conoscenza e sul ruolo della storia nell’esperienza umana.

    Giambattista Vico fu un filosofo, storico e giurista italiano nato a Napoli il 23 giugno 1668 e morto nella stessa città il 23 gennaio 1744. È riconosciuto come precursore dell’antropologia culturale e dell’etnologia. La sua opera più significativa è la “Scienza Nuova” del 1725, in cui tentò di unire la storia e le scienze sociali in una singola scienza dell’umanità. Nonostante un’infanzia difficile e un grave infortunio che lo rese autodidatta, Vico si distinse per i suoi studi in grammatica, logica e giurisprudenza, diventando professore di eloquenza all’Università di Napoli. La sua originalità di pensiero fu rivalutata nel XX secolo grazie a Benedetto Croce.