I Neanderthal processavano, grazie all’ausilio di proto-pestelli, le risorse vegetali circostanti già 40.000 anni fa circa
Questa scoperta è estremamente importante in quanto ci permette di renderci conto di quanto i neanderthaliani fossero versatili dal punto di vista dell’alimentazione: in Nord Europa, con un clima più rigido, l’alimentazione era a base perlopiù di carne; nella penisola Iberica si nutrivano regolarmente di pesci e crostacei; in Italia la dieta era perlopiù a base di vegetali, soprattutto grazie ad un clima più temperato.
Questa sorta di strumento simil pestello è stato rinvenuto ai Balzi Rossi, un sito preistorico facente parte del comune di Ventimiglia (IM). Per la precisione è stato rinvenuto presso Riparo Bombrini.
Questo reperto archeologico permette di retrodatare di 30.000 anni circa una pratica che vedremo solo con la comparsa dell’agricoltura, cioè processare vegetali ad uso alimentare.
E’ un reperto del Musteriano (Paleolitico Medio) e nello stesso sito, vennero trovati altri utensili simili associati al Sapiens (oltre a trovarne altri in siti nei pressi di Salerno). Sono stati processati granuli di amido con morfologie diverse, e ciò testimonia che nei siti fossero presenti delle macine, o comunque dei luoghi appositi dove processare gli alimenti vegetali. Insomma, già prima dell’arrivo del Sapiens in Europa, era già noto come sfruttare gli ambienti circostanti e le specie botaniche. Si creava una sorta di impasto (che gli autori comunque la identificano come “farina”) che permetteva una conservazione prolungata del cibo, e permetteva allo stesso di essere cotto con altri alimenti.
Vediamo brevemente alcuni risultati molto interessanti (sono veramente tanti, vi invito a vedere il paper originario):
1) Riparo Bombrini e Grotta di Castelcivita, i siti studiati, erano entrambi abitati durante una fase cruciale: il declino a livello popolazionistico del Neanderthal e l’espansione in Europa del Sapiens. Ciò che si nota è una certa somiglianza di pratiche tecno-economiche tra le due specie e, siccome i contatti tra le due diverse popolazioni erano molto limitate in quel periodo (a differenza di ciò che accadde nel Medio-Oriente, o comunque in Asia),è probabile che le macine analizzate in questo studio indichino convergenze comportamentali nello sfruttamento delle risorse vegetali. Insomma, utilizzavano tecnologie simili e sviluppate in modo indipendente con lo scopo di produrre questa sorta di “farina”;
2) La produzione di “farina” in Liguria è, al momento, la più antica testimonianza nel record geologico di questa pratica in quanto i reperti sono datati 43-41.000 anni circa. Inoltre, i granuli di amido attribuibili alle Triticeae sulle macine protoaurignaziane in entrambi i siti testimoniano che i Sapiens lavoravano cereali selvatici almeno 41.500-36.500 anni fa, quando si espansero in Eurasia e molto prima della comparsa dell’agricoltura;
3) Gli utensili del Bombrini erano strumenti relativamente “semplici”, cioè piccoli sassi dalla superficie ruvida che venivano utilizzati allo scopo di produrre farina mentre, quelli di Castelcivita, erano più lisci e volutamente modificati.
Questi nuovi dati suggeriscono una profonda conoscenza delle risorse vegetali disponibili in entrambi i gruppi umani e la capacità di adattare diverse tecnologie ai diversi contesti ambientali e alle risorse locali. Infatti, Le diverse morfologie dei grani di amido attestano la lavorazione di piante diverse ben prima dell’introduzione di quelle domestiche.