loader image
Vai al contenuto

PISSTA

Home » Tutti gli articoli PISSTA » Museo dell’Ara Pacis di Augusto

Museo dell’Ara Pacis di Augusto

    Ode alla pace e “codici botanici” scolpiti nel marmo. L’Ara Pacis, monumento simbolo della grandezza di Augusto e della sua nuova idea di Urbe, rivive in un museo moderno e tecnologico.

    Dopo anni di sanguinose guerre civili e lussi sfrenati nei palazzi dell’alta società, l’alba dell’età augustea portò a Roma un’inedita stagione di pace e prosperità urbanistica, celebrata con la creazione di monumenti votivi e propagandistici. Tra questi, uno dei simboli più potenti è l’altare dell’Ara Pacis.

    Si nasconde nel frastuono moderno del Lungotevere, ed è un unicum nella storia monumentale della Capitale. Le incisioni sui marmi riscrivono un linguaggio nuovo di ordine e prosperità che contraddistinse l’età augustea. Oggi è protetto da una struttura museale moderna di grande impatto che ne esalta la grandezza, per offrire al visitatore un’esperienza immersiva all’avanguardia. Ci immergiamo pure noi in questo capitolo “pacifico” della storia Romana.

    Ara Pacis: cos’è l’inno di marmo alla Pax di Augusto?

    L’Ara Pacis Augustae è un altare sacrificale in pregiato marmo di Carrara, l’emblema più visibile dell’età augustea retta dall’imperatore Ottaviano Augusto. Il lungimirante pronipote di Giulio Cesare ascese al potere con una strategia politica astuta, segnando inesorabilmente la fine della travagliata Repubblica romana e l’alba di una nuova era, il Principato.

    La politica culturale augustea pose un’enfasi propagandistica sulla celebrazione della ritrovata pace e dei sacri valori tradizionali, attraverso lo sviluppo della prosa e della poesia, e inaugurando nuove opere architettoniche e urbanistiche, come appunto l’Ara Pacis.

    Racchiuso in un recinto finemente decorato, l’altare rappresenta uno degli esempi più alti dell’arte classica al servizio della propaganda imperiale. Il monumento fonde elementi stilistici dell’arte greca e romana, raccontando miti fondativi, figure divine, ritratti della famiglia imperiale e simboli di prosperità.

    La decisione di erigere quest’opera così maestosa fu sancita dal voto solenne del Senato nel 13 avanti Cristo, in un momento di giubilo per il ritorno di Augusto dalle vittoriose campagne militari intraprese in Gallia e nella penisola iberica. L’inaugurazione ufficiale si tenne il 30 gennaio del 9 a.C. nel Campo Marzio settentrionale, un’area strategicamente destinata alle importanti celebrazioni pubbliche e alle imponenti manovre militari. Tuttavia, con il trascorrere inesorabile dei secoli, le frequenti e rovinose piene del Tevere progressivamente interrarono l’altare, che scomparve alla vista.

    La sua lenta e graduale riscoperta iniziò nel Cinquecento, protraendosi fino alla sua completa ricostruzione nel 1938, un evento significativo che coincise con le celebrazioni del bimillenario della nascita di Ottaviano Augusto.

    Perché fu costruito l’Ara Pacis?

    L’altare fu un omaggio alla Pax Augusta, la pace dopo le guerre civili. Destinato a sacrifici annuali di magistrati, sacerdoti e vestali, divenne un potente strumento istituzionale e propagandistico, simbolo della rinascita di Roma sotto Augusto, e manifesto del nuovo ordine imperiale.

    Ancora oggi, una credenza popolare lo associa erroneamente a un sepolcro, ma in realtà esso assume un valore simbolico più potente e complesso.

    Chi è sepolto nell’Ara Pacis?

    Contrariamente alle credenze popolari, l’Ara Pacis non è un sepolcro, bensì un altare votivo. Tuttavia, a pochi metri dal Mausoleo di Augusto furono sepolti l’imperatore stesso e molti membri della dinastia giulio-claudia, come Livia, Tiberio e Agrippa. La vicinanza dei due monumenti rispecchia un preciso disegno urbanistico e simbolico, per richiamare il nuovo ordine imperiale imposto da Ottaviano, che così consolidò il proprio potere a capo del Principato e il comando delle legioni in Spagna, Gallia, Siria ed Egitto.

    Oggi il monumento è visibile nella sua interezza grazie a un lungo e delicato lavoro di recupero e ricomposizione, iniziato nel Cinquecento e completato nel Novecento. Il museo che protegge questo patrimonio è stato invece progettato da Richard Meier e inaugurato nel 2006, e oggi accoglie il monumento restaurato in una teca luminosa, dove la luce naturale e il silenzio valorizzano ogni dettaglio.

    Oltre all’altare, impreziosito con rilievi di processioni sacre e motivi religiosi, si possono ammirare:

    • Le pareti perimetrali con scene mitologiche e simboli della Pax Romana;
    • Il fregio della processione con ritratti realistici della famiglia imperiale e dei sacerdoti;
    • Decorazioni floreali e animali, simboli di fertilità e rinascita;
    • Calchi in gesso dei ritratti di Augusto, Livia e Tiberio;
    • Copie e ricostruzioni che illustrano l’antica policromia;
    • Frammenti marmorei e mostre temporanee;
    • La sala immersiva “L’Ara com’era” con contenuti in realtà aumentata.

    Dove si trova l’Ara Pacis?

    L’altare è collocato in posizione privilegiata sul Lungotevere in Augusta, all’interno di un’area che in epoca imperiale costituiva il cuore pulsante del Campo Marzio augusteo, un vero e proprio centro di potere e di celebrazione. L’elegante edificio che ospita l’altare è un moderno padiglione museale facilmente raggiungibile.

    Come vedere l’Ara Pacis?

    L’Ara è visibile sia nel suo perimetro esterno, ricco di rilievi storici e mitologici, che all’interno del recinto dove si trova la mensa sacrificale. Si consiglia di prenotare online il biglietto e verificare gli orari di apertura sul sito ufficiale del museo. L’ingresso comprende anche l’accesso a mostre temporanee e al percorso multimediale.

    Il Museo dell’Ara Pacis è un ponte tra passato e futuro, un invito a esplorare l’identità romana augustea nel cuore pulsante della città eterna. La sua collocazione accanto all’Horologium Augusti e al Mausoleo si inseriva in un progetto monumentale che celebrava la divinità del princeps.

    Tra le decorazioni più affascinanti dell’Ara Pacis spicca il fregio vegetale che corre lungo la base del recinto. Foglie di acanto, cigni sacri, racemi e fiori reali danno vita a una composizione viva, simbolica e sofisticata. Secondo lo studio della botanica Giulia Caneva, il fregio racchiude oltre 50 specie vegetali. In mezzo ai tralci trovano “rifugio” piccoli animali come grilli, lucertole e serpenti. Per questi dettagli minuziosi, alcuni studiosi parlano di “codice botanico” di Augusto. Un linguaggio nuovo per quel tempo che è stato un inno alla fecondità e all’età dell’oro promessa dal “Divi Filius”, il figlio adottivo di Giulio Cesare.

    di Nicola Teofilo