Metone era una città costiera della Pieria, nella Macedonia, e rivestiva un’importanza strategica notevole. Era un punto di appoggio per gli Ateniesi, che la utilizzavano per contrastare l’espansione macedone lungo la costa. Filippo II, nel suo ambizioso progetto di consolidamento e espansione del regno di Macedonia, mirava a eliminare la presenza ateniese da queste aree e a ottenere il controllo completo delle coste macedoni.
L’assedio di Metone fu un’operazione militare cruciale in questo contesto. Durò dal 355 al 354 a.C. e vide l’impiego da parte di Filippo delle sue nuove e efficienti tecniche di assedio, per le quali era noto. Alla fine, Metone fu conquistata e completamente distrutta, eliminando così una spina nel fianco per la Macedonia e rafforzando il controllo di Filippo sulla regione.
Durante l’assedio di Metone, Filippo II fu colpito all’occhio destro da una freccia. Le fonti antiche concordano su questo evento, e la ferita fu così grave da causargli la perdita permanente della vista da quell’occhio. Questo episodio è diventato un tratto distintivo di Filippo II e viene spesso menzionato nella descrizione del suo aspetto fisico.
Nonostante la ferita e la conseguente perdita dell’occhio, Filippo II non fu menomato nella sua capacità di condurre le sue campagne militari e di governare. Al contrario, è spesso citato come un esempio di resilienza e determinazione. La ferita non gli impedì di portare avanti la sua politica espansionistica, che lo avrebbe portato a conquistare la Grecia e a preparare la spedizione contro la Persia, poi realizzata da suo figlio Alessandro Magno.
La menomazione fisica di Filippo II si trasformò rapidamente in un simbolo della sua inarrestabile determinazione e del suo sacrificio per la Macedonia. Invece di ritirarsi o mostrare debolezza, Filippo continuò a guidare le sue truppe, e la sua monoftalmia divenne quasi un tratto distintivo, un “marchio di fabbrica” che lo distingueva e ispirava i suoi soldati. Era la prova tangibile che il re era disposto a versare il proprio sangue per la causa del suo regno. Questo rafforzò la sua immagine di leader coraggioso e indomito, qualità essenziali per mantenere la lealtà e il morale delle truppe in un’epoca di continue campagne militari.
La menomazione fisica di Filippo II fu senza dubbio oggetto di attenzione sia tra i suoi sostenitori che tra i suoi nemici. Per i primi, era una cicatrice onorevole che testimoniava il suo valore. Per i secondi, come Demostene ad Atene, poteva essere usata come argomento per descriverlo come un tiranno assetato di potere che non esitava a rischiare la propria vita (e quella dei suoi uomini) per i suoi ambiziosi piani. Tuttavia, è evidente che Filippo stesso riuscì a trasformare un potenziale svantaggio in un elemento di forza nella sua propaganda personale. La sua resilienza di fronte a tale avversità non fece che accrescere la sua leggenda.
La ferita all’occhio di Filippo II a Metone non fu solo un incidente di percorso, ma un evento che rivela molto sul carattere di questo sovrano che, nonostante le avversità fisiche e le sfide politiche, riuscì a trasformare la Macedonia da regno periferico a potenza egemone del mondo greco.
La menomazione fisica, lungi dall’indebolirlo, sembra aver rafforzato la sua risolutezza e la sua determinazione. In un’epoca in cui le imperfezioni fisiche potevano essere interpretate come segni di debolezza o sfavore divino, Filippo non solo non si lasciò abbattere, ma continuò indomito a guidare il suo esercito in battaglia e a condurre la sua complessa politica estera, concentrandosi sulla sua visione strategica. Potremmo dire che, pur avendo un solo occhio, Filippo possedeva una visione politica e militare più acuta di molti suoi contemporanei con due.
