Il suo nome, deriva dal tema indoeuropeo *leudh-, che copre la sfera semantica della crescita e della germinazione.
In questo giorno a Roma si offrivano focacce coperte di miele a Liber, si celebravano pubblici banchetti, spettacoli, ludi e le popolazioni delle campagne affluivano in città per assistervi.
Era anche il giorno in cui tradizionalmente i giovani romani entravano nell’età adulta, deponendo la toga praetexta e assumendo la toga virilis.
Il ragazzo ingenuus deponeva davanti ai Lares e ai Penates, o a Hercules, consacrandoli, i simboli dell’infanzia: la toga praetexta e la bulla.
La notte precedente la cerimonia, indossava la tunica recta e sopra la toga virilis di colore bianco. Dopo aver offerto un sacrificio in casa agli Dei domestici, accompagnato dal padre e dagli amici di famiglia, era condotto al Foro per essere iscritto per la prima volta nelle liste civiche delle tribus (probabilmente tale atto era compiuto nel tabularium del Campidoglio) e ricevere il nome completo.
Dopo questi atti, il corteo saliva al Campidoglio per compiere un sacrificio, probabilmente a Juventas o forse a Liber.
Questa cerimonia era il pallido ricordo di un rito di passaggio che poneva fine alla vita nelle foreste delle confraternite di giovani del periodo arcaico.
Con il rientro in città, avveniva il passaggio all’età adulta e l’integrazione nel corpo civico: in questa occasione dovevano svolgersi sia dei riti nella casa del giovane, che segnavano il suo passaggio di età all’interno della familia e della gens, sia riti pubblici, con i quali la comunità accettava l’ingresso dei nuovi cittadini.
Ai giovani venivano pubblicamente assegnati i simboli della cittadinanza e veniva imposto il nome.