loader image
Vai al contenuto

PISSTA

Home » Articoli » Se questo è un uomo Primo Levi

Se questo è un uomo Primo Levi

    Se questo è un uomo è un’opera memorialistica di Primo Levi scritta tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947.

    Rappresenta la coinvolgente ma meditata testimonianza di quanto vissuto dall’autore nel campo di concentramento di Auschwitz.

    Levi sopravvisse infatti alla deportazione nel campo di Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz

    l testo venne scritto non per muovere accuse ai colpevoli, ma come testimonianza di un avvenimento storico e tragico.

    Lo stesso Levi diceva testualmente che il libro era «nato fin dai giorni di lager per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi» ed è scritto per soddisfare questo bisogno.

    L’opera, durante la sua genesi, fu comunque oggetto di rielaborazione.

    Al primo impulso da parte di Levi, quello di testimoniare l’accaduto, seguì un secondo, mirato a elaborare l’esperienza vissuta, il che avvenne grazie ai tentativi di spiegare in qualche modo l’incredibile verità dei lager nazisti.

    Dopo i versi introduttivi, la prefazione spiega quanto importante sia stato, per l’interessato, il fatto di essere stato internato solo nel 1944, periodo in cui le condizioni dei prigionieri erano ormai migliorate.

    L’autore precisa di non aver inventato nessuno degli avvenimenti narrati.

    È essenziale, da parte dell’autore, lo scopo di alternare la testimonianza del vissuto ad altri scorci in cui egli assume la prospettiva dello scienziato (si ricorda che Primo Levi era un chimico e che svolse queste mansioni anche nel campo di concentramento): la società dei detenuti funziona secondo regole complesse e incomprensibili per chi vi è appena arrivato, ma senz’altro oggetto di analisi da parte del narratore.

    Ricoprono tra l’altro un ruolo di primo piano le descrizioni dei rapporti sociali: Levi si concentra spesso sulla psicologia e sulle dinamiche di gruppo dei detenuti, indicando come diverse regole della civilizzazione umana vengano, per cause di forza maggiore, messe a tacere.

    Hanno del resto un ruolo di primo piano le doti di carattere, gli stratagemmi e i sotterfugi necessari per appartenere al gruppo dei privilegiati che sopravvivranno, se non all’intera durata della detenzione, almeno al prossimo periodo di crisi e terrore.

    Tra le tematiche che pervadono il testo, si possono inoltre citare: la conservazione di un minimo di dignità umana e dell’amicizia, nei limiti ristrettissimi in cui è possibile farlo nel lager; alcuni isolati episodi di carità e di solidarietà tra prigionieri; la fame, condizione che assilla in permanenza i prigionieri sottoalimentati; l’insensatezza e l’arbitrarietà delle regole e degli ordini che governano la vita nel campo; la concentrazione dei prigionieri sul presente, sulla necessità di sopravvivere giorno per giorno, con l’incapacità di raffigurarsi un futuro e la rimozione del passato