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Non chiudere gli occhi, la sicurezza stradale riguarda anche te

    Ho talmente apprezzato e condiviso questo slogan di promozione di una campagna sulla sicurezza stradale che da subito e senza tentennamenti alcuni ho inteso condividerlo con tutti gli studenti con cui ho il piacere di confrontarmi.

    L’iniziativa che i vostri docenti hanno promosso a finalizzata far riflettere, soprattutto i più giovani, sui dati delle vittime stradali, sempre molto elevati.

    Il progetto comprende un percorso interattivo, eventi live e tecnologico, che ha già coinvolto e coinvolgerà un gran numero di studenti.

    Attraverso il percorso interattivo potranno essere approfonditi temi legati alla sicurezza stradale e ai comportamenti corretti attraverso iniziative dirette a far comprendere l’importanza dell’obiettivo “zero incidenti stradali”.

    Nel corso dell’anno scolastico gli studenti incontreranno gli specialisti della sicurezza su strada, con appuntamenti dal vivo nelle scuole insieme alla Polizia Municipale e testimonial ed al termine del percorso avranno l’opportunità di partecipare attivamente alla campagna educativa ideando il loro slogan sul tema della sicurezza stradale.

    Gli incidenti stradali sono ancora purtroppo la prima causa di morte per i giovani e per questo la Polizia Municipale si dedica con grande impegno alla prevenzione e a numerose compagne di educazione stradale con le quali promuove la cultura della guida sicura e responsabile.

    È la prevenzione, soprattutto nelle scuole, la chiave di volta per diffondere tra le nuove generazioni, condotte e comportamenti responsabili sulla strada come nella vita”.

    L’impegno costante per sensibilizzare i più giovani sul tema della sicurezza stradale, ha ribadito il Presidente di Pissta Iano Santoro, costituisce elemento cardine.

    I giovani devono essere consapevoli dei rischi in cui possono incorrere sulle strade: nostro dovere, insieme agli organi di Polizia, è indirizzarli verso comportamento consapevoli e virtuosi.


    Entrando nel merito ricordo a me stesso ed a tutti voi che nel Codice della strada è presente l’art. 230 rubricato Educazione stradale.

    L’articolo si occupa di affrontare un tema sociale che incide direttamente sulle vite di tutti noi: l’educazione stradale.

    È una norma che si spera che sia più presente nell’attività curriculare per la positiva implicazione nel sociale.

    Infatti, l’educazione stradale, se portata organicamente come materia d’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, potrà servire moltissimo, per evitare atteggiamenti e comportamenti che sono spesso causa di incidenti, anche gravi: fermo restando che i ragazzi in parecchie circostanze costituiscono un’eccellente cassa di risonanza, nel loro ambito familiare e nel loro “gruppo”, di norme e raccomandazioni che gli adulti hanno da tempo rimosso dalla loro memoria o comunque dimenticato.

    Negli scorsi anni, è vero che vari ministeri interessati alla materia hanno promosso campagne propagandistiche, ma proprio i risultati non certo entusiasmanti sortiti, che possono essere imputati alla scarsa ricettività ed alla non meno scarsa sensibilità del pubblico adulto, al quale erano dirette, hanno suggerito di eleggere a diretta interlocutrice la popolazione scolastica, libera da erronei preconcetti e, completamente, disponibile ad acquisire nuove conoscenze e ad assumere abitudini più corrette.

    È innegabile che il dovere/interesse del legislatore, ad educare i propri cittadini, ad una corretta e civile convivenza sussiste, al di là di ogni normativa o prescrizione di legge, ove si consideri che con il termine di “educazione stradale” non si intende solo il mero insegnamento di norme tecniche o comportamentali, limitate al fenomeno circolatorio, ma si cerca di incidere sulla formazione morale dell’individuo, che viene portato, perciò, a considerare come l’obbligo dell’osservanza delle disposizioni di legge non debba essere motivato dal timore delle sanzioni, bensì dalla responsabile coscienza che il comportamento illecito possa esse-re causa di pericolo o di danno agli altri e, in ogni caso, costituisca un abuso, a danno della collettività.

    Ed è apparso opportuno il riferimento agli appartenenti ai Corpi di Polizia Locale/Municipale operato dal legislatore, che li ritiene in grado di affiancare ed integrare l’attività didattica della classe docente, nel delicato compito della educazione alla sicurezza stradale, per la competenza che essi hanno raggiunto nel settore attraverso la loro presenza, sulle strade e nelle aule, costante, silenziosa ma attiva.

    La successiva introduzione dell’obbligo del conseguimento del certificato di idoneità per la guida dei ciclomotori, i cui corsi il legislatore ha deciso potersi effettuare anche nelle Scuole e a titolo gratuito, ha visto impegnati in prima linea i corpi di Polizia Locale/Municipale di tutta Italia.

    Un’esperienza importante per avvicinare gli adolescenti ad una visione dell’agente di Polizia Locale meno convenzionale.

    Utile la collaborazione sinergica che, in diversi casi, si instaurata con le altre agenzie educative territoriali quali le autoscuole.

    Per quanto concerne la parte più strettamente legata all’educazione alla convivenza civile è opportuno segnalare che moltissimi Comandi di Polizia hanno felicemente sposato un progetto realmente incisivo ed innovativo ideato, condotto e portato in giro in tutta Italia dal Centro Studi Pissta e dal suo Direttore Scientifico Domenico Carola “Sicuri sulla strada – Guida all’educazione stradale” una sorta di catechismo della sicurezza stradale.

    Il successo di questa felicissima iniziativa è stato già decretato, dagli oltre 200 comandi che l’hanno portato nelle proprie città, e dagli oltre 100.000 studenti incontrati in un anno.

    Il desiderio di muoversi autonomamente, però, porta i giovani a sottovalutare le responsabilità e, soprattutto, i pericoli che derivano dall’avere un volante tra le mani.

    Per questo motivo, è importante che la conoscenza e la consapevolezza delle regole sulla circolazione stradale si acquisiscano sin da piccoli, possibilmente a scuola, che è il luogo di formazione per eccellenza.

    Per educare i giovani al rispetto delle regole in materia di comportamento stradale e di sicurezza del traffico e della circolazione e per far comprendere loro i benefici che possono derivare dall’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto, l’articolo in commento ha reso obbligatorio l’insegnamento dell’educazione stradale nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli istituti di istruzione artistica e le scuole dell’infanzia.

    Non si tratta, tuttavia, di una materia vera e propria, al pari della matematica o dell’italiano. L’educazione stradale, infatti, si realizza attraverso progetti curriculari che, in base all’età dei ragazzi coinvolti, affrontano tematiche differenti.

    La legge, in proposito, stabilisce che il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dell’interno e dell’ambiente, predisponga un apposito programma che sia indirizzato alla conoscenza:

    • Dei principi della sicurezza stradale;
    • Delle strade;
    • Della segnaletica stradale;
    • Delle norme generali per la condotta dei veicoli, con particolare riferimento all’uso della bicicletta;
    • Delle regole di comportamento degli utenti, con particolare riferimento all’informazione sui rischi conseguenti all’assunzione di sostanze psicotrope, stupefacenti e di bevande alcoliche.

    Nel corso dei numerosi incontri con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, è stato ipotizzato un protocollo di massima finalizzato a stabilire come devono essere realizzati questi programmi nelle scuole.

    L’articolo citato, ipotizza che la realizzazione dei programmi potrebbero prevedere l’aiuto degli agenti della Polizia Municipale o di personale delle altre Forze di Polizia fino a quello esperto appartenente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

    Inoltre, è possibile che i docenti che collaborano all’attuazione dei programmi stessi debbano essi stessi prendere parte a specifici corsi di formazione.

    Va anche sottolineato che i giovani non sono gli unici soggetti coinvolti nel programma di educazione stradale!

    Anche gli adulti, infatti, devono essere costantemente sollecitati a rispettare il Codice della Strada.

    L’obiettivo è quello di informarli e sensibilizzarli allo scopo di limitare il numero degli incidenti stradali.

    Con il valore della classica ciliegina sulla torta, al fine di coinvolgere gli utenti alle tematiche della sicurezza stradale e incentivare la partecipazione a corsi di formazione sulla materia, con la legge di riforma  si introduce un comma premiale all’articolo 230 del Codice, prevedendo l’attribuzione, a seguito della partecipazione a corsi extracurricolari di educazione stradale organizzati da istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, statali e paritarie, all’atto del rilascio della patente, del credito di due punti ai sensi dell’art. 126-bis sulle tipologie di patenti di cui all’art. 115, comma 1, lett. b) (patenti AM, 12A1, B1) e lett. c) (patenti A2, B, BE, C1, C1E).