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Un’auto di quando le auto avevano un’anima

    Era il 1° aprile 1976 quando mio padre ritirò quella che sarebbe stata la nostra auto di famiglia per oltre dieci anni.

    Un’auto di quando le auto avevano un’anima, di quelle che riconoscevi dalla “voce”, di prima che le logiche industriali improntate a sinergie, modularità, globalizzazione iniziassero a produrre meri mezzi di trasporto (per quanto accattivanti, tutti riconducibili a “segmenti” all’interno dei quali l’una o l’altra pari sono).

    La BMW 520i era rumorosa (col cambio a solo 4 marce a 100 all’ora il motore faceva già 3000 giri, e si sentivano tutti!), con una tenuta di strada in cui il “fattore C” aveva un peso notevole (ma che ci vuoi fare: è tedesca…in Germania le strade, si diceva, sono tutte dritte…), con un impianto frenante da voto a S. Antonio, consumo da petroliera (se paragonata ai 2000 moderni)…ma era bella, soprattutto in quel “blu fjord” (un celeste metallizzato) e comoda come poche auto al mondo; niente servosterzo, vetri elettrici, chiusura centralizzata, ABS, ESP, airbag, aria condizionata, infotainment, ma all’epoca nemmeno ci si pensava!

    Era l’auto in cui ho iniziato a guidare (meglio non dire a che età), ed era l’auto che ha accompagnato tutta la mia adolescenza, e per un appassionato di motori come me ciò significa che è un “pezzo ‘e core”!

    Ho trasmesso la passione delle auto a mio figlio e, manco a dirlo, quando era più piccolo abbiamo comprato decine di modellini di auto (di quelli “fatti bene”) ma mai ero riuscito a trovare una buona riproduzione della “cinquecentoventiì” serie E12 prima del restyling del 1977.

    Mi ci sono imbattuto la scorsa settimana sul Web: in eBay c’era un venditore tedesco che ne aveva una, un’ottima riproduzione, e che fai, non te la compri? anche se mio figlio ormai le macchine preferisce guidarle non ho resistito, e anche se il colore non è “blu fjord” è pur sempre un pezz’ ‘e core!

    Massimo Forestiero