Lucius Iunus (545 a.C. circa – 509 a.C.) era il nipote dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo.
A noi è noto con il soprannome “Brutus” che significa “stolto”.
Tarquinio il Superbo aveva usurpato il trono uccidendo il re Servio Tullio e trasformato la monarchia in una tirannia.
Il regime di terrore instaurato, rendeva lo stesso re sospettoso ed afflitto da continue visioni della sua imminente fine.
Per placare le paure, Tarquinio pensò di mandare i suoi figli ad interrogare l’oracolo di Delfi.
Bruto, li accompagnava, come intrattenimento durante il lungo viaggio.
Arrivati a Delfi ottennero l’oscuro responso dalla Pizia “otterrà il sommo potere di Roma, colui che per primo bacerà la madre”.
Appena arrivati a Roma, Bruto finse di inciampare, cadde e baciò il suolo, avendo interpretato “terra” come “madre” nel responso dell’oracolo.
Le violenze dei Tarquini proseguirono, finché il principe Sesto violentò la nobile Lucrezia spingendola al suicidio per il disonore.
Allora Bruto capì che era giunto il suo momento.
Si spogliò dei panni dello sciocco, indossati per difendere la propria vita e si lanciò in un discorso potente, provocando l’insurrezione del popolo romano e la cacciata dei Tarquini.
Instaurata la Repubblica, divenne console e fece giurare al popolo che Roma non avrebbe mai più avuto un re.
Quando a tentare la restaurazione dei Tarquini, furono proprio i suoi due figli, Bruto li condannò a morte ed assistette impassibile e senza lacrime alla loro esecuzione.
Pari in gloria a Romolo, Bruto era considerato un eroe leggendario, il primo fondò la città il secondo gli diede la libertà.
Da Lucio Bruto discese Marco Bruto che uccise Cesare per difendere la Repubblica Romana.