Per cinque secoli, ha spiegato Concas all’Ansa, il disegno avrebbe dunque nascosto un inganno, ovvero la formula aritmetica e geometrica che le botteghe usavano e tramandavano solo tra di loro, in osservanza dei parametri imposti dalla Chiesa, per realizzare ogni tipo di opera.


Che l’Uomo Vitruviano racchiudesse i segreti matematici lo si immaginava, ma non addirittura una formula usata dagli artisti dal IV al XVIII secolo per “certificare” le proprie opere come ispirate dalla Divina Proporzione.
E’ “l’algoritmo segreto” individuato da Roberto Concas, storico dell’arte già direttore dei Musei Nazionali di Cagliari, autore di due volumi (edizione Giunti) , il primo in uscita a gennaio – e curatore di una mostra che ha avuto luogo a Cagliari nel maggio 2020 organizzata dal Polo Museale Statale della Per cinque secoli, ha spiegato Concas all’Ansa, il disegno il disegno avrebbe dunque nascosto un inganno, ovvero la formula aritmetica e geometrica che le botteghe usavano e tramandavano solo tra di loro, in osservanza dei parametri imposti dalla Chiesa, per realizzare ogni tipo di Scoperta nella scoperta, la prima cosa che ha capito Concas è che il disegno realizzato da Leonardo nel 1490 in realtà contiene due uomini in due diverse età della vita – forse addirittura tre – e va guardato allo specchio per riportare alla luce l’immagine vera del disegno e dare un senso a quelli che finora era considerati “errori”.
“Tutto è iniziato dalle domande che mi sono posto sui Retabli della Sardegna, le caratteristiche pale d’altare”, ha spiegato Concas, – “Perché, mi chiedevo, hanno questa forma particolare a tre? Non c’erano risposte. Ho cercato per trent’anni anni. Poi, ad un certo punto trovo l’algoritmo che mi fa capire quale sia la parte centrale e quale quella laterale. Ma era solo l’inizio. Nel 2012, guardando questo disegno dell’Uomo Vitruviano noto una proporzione simile nella riga sotto: due parti più piccole una centrale più grande. E’ faticoso spiegarlo ma è stato come aprire una scatola dopo l’altra, ogni soluzione me ne apriva tre insieme, una casistica”
“Ho iniziato a capire che il disegno contiene due volti. – prosegue Concas andando sui dettagli – L’occhio destro è di un uomo maturo, quello a sinistra di un volto più giovane. Mi è venuta intuizione, se ha sempre scritto a sinistra ha imparato usando lo specchio… anche qui usa lo specchio per ricostruire la figura completa… E le misure mi hanno dato ragione”. Quindi due uomini, e con lo specchio si vede bene, di età diversa, ma disegnati per rappresentare quella che il Frate matematico Luca Pacioli definiva come la scienza segretissima della Divina proporzione: un “sistema d’insieme”, “rilevabile con misure micrometriche, regole della geometria piana, calcoli aritmetici e infine con l’uso di una banalissimo specchio”, racconta ancora Concas: “Ad esempio le misure delle braccia, che sono diverse, vengono dal concetto di un numero generatore, 225,5 e 180,5. Facendo sottrazioni o divisioni si ottengono tutte le misure esatte delle due braccia”.
“Leonardo temeva che potesse perdersi per strada quella regola che era stata usata da architetti, artisti, letterati e poeti. Usata per la prima volta nell’Arco di Costantino, nel 315-325 dopo Cristo – spiega ancora Concas -, gli anni del primo concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico cristiano. Ma anche nella Pietà di Michelangelo e ovviamente nella Gioconda. Erano regole semplici in fondo, come quelle del gioco del calcio, 17 regole semplici: poi all’interno c’è chi è capace di segnare come Ronaldo. Così anche Raffaello faceva capolavori stando nelle regole. L’algoritmo dal quarto secolo, quando la religione cristiana diventa religione di Stato, fino al XVIII, serviva a diffondere e difendere le corporazioni. Per essere riconoscibili e certificarsi. Non bastava disegnare una Madonna, andava fatto secondo le regole segrete, che in modo semplificato potrebbe definire della ‘doppia spirale’, che ha un significato filosofico molto antico, riconoscibili solo da Se Leonardo avesse svelato che L’Uomo Vitruviano era tutto questo, racconta ancora Concas, “lo avrebbero messo al rogo”. Così il cerchio non è un cerchio ma è esattamente la “doppia spirale”.
“L’idea che mi è venuta dall’intuizione di mia figlia psicoterapeuta: quando le monti insieme ci danno tre assi che costituiscono la figura, molto sofisticata. Ma non voglio dire di più perché il mistero non finisce qui”. Un mistero smarrito “quando con l’Illuminismo ha avuto termine il potere della chiesa e il laicismo ha preso spazio. Ma se ci guardiamo intorno ne troviamo tracce finora a noi incomprensibili, ovunque”.
La ricostruzione dello storico dell’arte Roberto Concas in due volumi e una mostra a Cagliari. “Ci sono voluti trent’anni di studio per capire la formula nascosta nell’opera di Leonardo”