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PISSTA

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La pietà Rondanini

    Al cospetto di quest’ultima opera di Michelangelo rimaniamo muti.

    L’unico commento che si può fare è nelle parole dell’autore:

    “Né pinger né scolpir fie più che quieti l’anima volta a quell’amore divino c’aperse, a prender noi, ‘n croce le braccia.”

    Sono le ultime parole di una Rima di quest’uomo giunto al termine della sua lunga vita interamente dedicata a testimoniare la sua fede.

    Michelangelo non è stato solo l’immenso scultore, pittore, architetto che tutti conosciamo.

    È stato un grande scrittore e poeta, come rivelano le sue lettere e le sue Rime.

    Ho avuto la fortuna di conoscerlo e studiarlo da giovanissimo attraverso le lezioni a lui dedicate.

    Nelle sue parole riusciamo a comprendere meglio la sua personalità e l’intera sua produzione artistica.

    La Pietà Rondanini è ancora una volta un’opera volutamente non finita.

    È l’ultima delle tre pietà scolpite da Michelangelo.

    La madre sorregge il figlio morto con amore, lo mostra al mondo affinché tutti capiscano il dono estremo da Lui compiuto per l’umanità intera.

    Ma Egli è in posizione verticale: è morto e nello stesso tempo è pronto a risorgere, a camminare.

    La madre lo sostiene come se dovesse compiere i primi passi.

    È la sua spina dorsale.

    Lei “sa”.

    Mai amore di madre ha avuto espressione più intensa.

    Mai unione d’amore è stata espressa come in quei due volti schiacciati, quasi fossero insieme fusi.

    Se si guarda l’opera di profilo, si ha l’immagine di una semiluna.

    La madre è curva nello sforzo di sorreggere il corpo del figlio, suo figlio ucciso barbaramente. Ma Lei sa il senso di tutto e ce lo mostra così affinché si creda in Lui.

    Penso che chiunque, credente o no, non possa rimanere sconvolto da quest’opera tanto ricca di significato proprio per il fascino del non finito.

    Ancora ci sembra di vedere il blocco di marmo dal quale emergono le figure sotto i ruvidi colpi di scalpello dell’artista.

    Michelangelo è un uomo straordinario, unico in tutto, un uomo travagliato da una vita difficile. Perse la madre da bambino, a soli sei anni, e difficilissimi furono i rapporti con il padre, come testimoniano le lettere.

    Lavorò indefessamente per aiutare economicamente il padre e i suoi quattro fratelli.

    Tutto ciò certamente contribuì a renderlo un uomo dal carattere difficile, ombroso, afflitto da paranoie, ma nulla riuscì mai a intaccare il suo coraggio e la sua fede incrollabile.

    Morì a ottantanove anni avendo lavorato con sovrumana fatica fino all’ultimo.

    La Pietà Rondanini è il suo testamento spirituale.

    E’ conservata nel Museo del Castello Sforzesco a Milano.

    La Pietà Rondanini è chiamata così perché nel 1744, quasi due secoli dopo la morte di Michelangelo, fu acquistata dai marchesi Rondanini, che la collocarono nel palazzo di famiglia, a Roma.