Famoso per aver tentato di salvare l’Impero Romano con la tetrarchia e per essere stato, in assoluto, il più feroce persecutore dei cristiani. Questo andava di pari passo con una divinizzazione della sua figura ignota anche ai predecessori.
Scrive Eutropio « Diocleziano fu scaltramente costumato, inoltre sagace e d’ingegno assai sottile e tale che voleva saziare la sua severità con l’altrui invidia. Principe diligentissimo però e assai solerte e che primo introdusse nell’impero Romano forme più degne delle usanze regali che della libertà Romana e si fece adorare mentre prima di lui tutti ricevevano un saluto. » (Breviarium historiae Romanae, IX.26). Questo fu l’ultimo stadio di quella degenerazione iniziata da Settimio Severo col Dominato.
Dall’altra parte fu colui che mise fine alla crisi del III secolo salvando di fatto l’Impero.
Nonostante la feroce persecuzione anticristiana e l’orientalizzazione non riesce a starmi antipatico per un particolare: la rinuncia al potere.
Si ritirò nella sua villa e a chi lo supplicava di tornare sul trono mostrava i cavoli dell’orto (forse la locuzione “farsi i cavoli propri” deriva da qui).
Non era un affamato di potere, ma vedeva il potere come responsabilità.
Codicillo
Diocleziano e Galerio furono veri Imperatori. Costantino è stato costruito dalla narrazione cattolica. Ma chi assicurò un paio di secoli all’impero fu proprio Diocleziano. Grande anche per il suo ritiro a farsi i cavoli propri. Altro grande imperatore che forse avrebbe mantenuto il ruolo centrale di Roma fu Massenzio, sconfitto da Costantino, che poi si stabilì nella “Nuova Roma”, ovvero Costantinopoli. Di fatto da quel momento agli imperatori Romani di Roma non gliene fregò più niente.