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Ricordiamo tutte le falsità sulla battaglia di lissa

    Non è vero che i marinai asburgici dopo la vittoriosa battaglia di Lissa avrebbero gridato: «Viva San Marco!»

    È una storiella divertente, che circola da un sacco di tempo, ma non c’è alcun documento che comprovi il fatto.

    Di certo i marinai austriaci provenienti dagli ex territori della Serenissima non avrebbero potuto evocare il protettore di Venezia dopo l’insurrezione del 1848-49 e dopo che, proprio a causa di

    questo, l’arciduca Massimiliano, comandante della flotta asburgica, aveva declassato il veneziano e promosso il tedesco a lingua di bordo.

    Su Lissa circola una quantità di leggende.

    Di qualcuna conosciamo pure l’origine.

    Per esempio quella circa la frase che il comandante austriaco, Wilhelm von Tegetthoff, avrebbe indirizzato in veneziano al proprio timoniere incitandolo a speronare l’ammiraglia italiana «Re d’Italia», cioè: «Ciò, Nane, ghe la femo?», al che il marinaio avrebbe risposto: «Sì, sior ghe la femo».

    La cosa è stata inventata dallo scrittore Pier Antonio Quarantotti Gambini in un articolo pubblicato nella rivista Omnibus del 26 febbraio 1938.

    «Queste due battute», affermava Gambini, «che sentii riferire da due marinai di Lussinpiccolo che le avevano udite dai reduci di Lissa, rivelano meglio di un intero trattato la situazione».

    Fonte di terza mano.

    Oltre a ciò, il comandante di una flotta non darebbe mai ordini a un marinaio, compito che spetta al comandante della nave.

    Probabilmente quell’invenzione serviva a rivendicare all’Italia la Dalmazia.