Scopriamo tramite questo articolo se secondo l’italiano formale, nelle firme, va inserito prima il nome e dopo il cognome o, invece, cognome e nome.
La questione, nell’italiano, dell’ordine tra nome e cognome nelle firme è un tema che, a prima vista, potrebbe sembrare marginale, ma che in realtà porta con sé significati profondi, tanto culturali quanto storici e legali. In Italia, la sequenza tradizionale per firmare documenti prevede che si scriva prima il nome e poi il cognome, come indicato nei manuali di “galateo linguistico”, tra cui Il Salvaitaliano di Valeria Della Valle e Giuseppe Patota. Questo ordine riflette un’antica tradizione culturale che mette in primo piano l’individualità della persona, rappresentata dal nome proprio, rispetto alla sua appartenenza familiare, rappresentata dal cognome.
La firma tradizionale italiana segue il modello nome + cognome (es. Mario Rossi).
Nel caso di un secondo nome, questo si inserisce tra il primo nome e il cognome (Mario Giuseppe Rossi). L’ordine inverso, cognome + nome, è riservato a elenchi alfabetici, come quelli telefonici o bibliografici. In questi ultimi, a volte si aggiunge una virgola tra cognome e nome (Rossi, Mario Giuseppe) per facilitare la leggibilità.
Il tema è stato oggetto di vivaci discussioni nella rivista Lingua Nostra tra il 1940 e il 1954, dove studiosi come Giuseppe Fragale e Nereo Sacchiero hanno criticato l’uso improprio dell’ordine cognome + nome. Fragale, ad esempio, denunciava l’arbitrarietà con cui alcuni impiegati di scarsa cultura pretendevano l’utilizzo dell’ordine inverso, considerandolo erroneamente una regola assoluta. Sacchiero, dal canto suo, sottolineava come il nuovo Codice Civile e la legge sull’Ordinamento dello Stato civile ribadissero chiaramente la priorità del nome sul cognome in documenti ufficiali.
Anche Bruno Migliorini, uno dei più grandi linguisti italiani, si è espresso più volte contro l’usanza burocratica di anteporre il cognome al nome, considerandola una distorsione della tradizione italiana. Secondo Migliorini, questa pratica era sostenuta da istituzioni come la pubblica amministrazione, la scuola e l’esercito, che per comodità organizzativa avevano contribuito alla diffusione dell’ordine inverso.
Origini storiche e significati culturali
Dal punto di vista storico, il cognome nasce come un’aggiunta al nome proprio della persona per identificarla meglio. Come spiega Giovanni Nencioni, il cognome spesso indicava caratteristiche personali, professioni o luoghi di origine. Ad esempio, “Dante Alighieri” significava “Dante, figlio di Alighiero”.
La posizione del cognome dopo il nome segue la stessa logica linguistica che vuole la specificazione successiva al sostantivo cui si riferisce, come accade con l’espressione “il fiore giallo”.
L’uso burocratico di anteporre il cognome al nome riflette una percezione diversa dell’individuo all’interno della società. Alfonso Leone, nel 1976, osservava che questa pratica evidenzia l’individuo come parte di una comunità organizzata, legato ad altri membri da un’identità collettiva. Al contrario, la sequenza tradizionale nome + cognome enfatizza l’individualità della persona, la sua “inconfondibile personalità”.
Confronto con altre culture
L’ordine nome + cognome non è universale e varia notevolmente da cultura a cultura. In Islanda, ad esempio, i cognomi non esistono: al loro posto si usano patronimici o matronimici che indicano la discendenza familiare. Qui, anche negli elenchi alfabetici, l’ordinamento segue il nome proprio, come dimostra il caso della cantante Björk Guðmundsdóttir, il cui “cognome” significa semplicemente “figlia di Guðmund”. Questo approccio evidenzia come l’ordine alfabetico basato sul cognome non sia imprescindibile.
In altre culture, invece, il cognome precede il nome. È il caso dell’ungherese e del giapponese, dove l’ordine riflette una concezione sociale diversa, che pone maggiore enfasi sull’appartenenza familiare.
Per esempio, in Giappone, la famosa scrittrice Banana Yoshimoto è conosciuta nel suo paese come Yoshimoto Banana, seguendo l’ordine tradizionale giapponese.
Nonostante le influenze culturali e burocratiche che talvolta hanno spinto verso l’uso dell’ordine cognome + nome, la tradizione italiana di scrivere prima il nome e poi il cognome resta saldamente radicata. Questo ordine non è solo una questione di galateo linguistico, ma è anche supportato da precise disposizioni normative. Scrivere nome + cognome è un modo per valorizzare l’individualità e la tradizione culturale italiana, distinguendosi da un approccio più freddamente burocratico.
In definitiva, scegliere l’ordine corretto per firmare non è solo un atto formale, ma anche un modo per riaffermare un’antica tradizione che pone l’individuo al centro della propria identità. inoltre per saperne di più riportiamo a questo esaustivo articolo dell’Accademia della Crusca: è più corretto firmare nome e cognome o cognome e nome?
di Patrizio Lo Votrico