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Madame Deficit: la leggenda nera della regina Maria Antonietta

    Maria Antonietta è stata immortalata come simbolo dello sperpero della monarchia francese, ma è stata davvero lei la causa della rovina del Paese?

    Negli anni precedenti alla Rivoluzione francese, il popolo trovò nella regina Maria Antonietta un volto perfetto su cui canalizzare la propria frustrazione. Di origini straniere, circondata dal lusso e apparentemente estranea alle sofferenze del popolo, fu soprannominata con sarcasmo “madame Deficit”, accusata di trascinare il paese alla bancarotta con la sua stravaganza. Il soprannome le rimase appiccicato addosso e la sua figura rimase per sempre impressa come simbolo di un’aristocrazia decadente.

    È vero che la regina aveva gusti costosi, perché negarlo? Spendeva generosamente in abiti, gioielli, acconciature monumentali e divertimenti di corte. Il petit Trianon, il suo rifugio a Versailles, divenne l’emblema di quel mondo artificiale lontano dalla realtà del popolo. Ma il deficit che soffocava la Francia non era solo colpa sua. Le cause reali erano strutturali: guerre devastanti come quella dei Sette Anni, il sostegno economico ai ribelli americani e un sistema fiscale in cui i ricchi contribuivano pochissimo.

    Fin dal suo arrivo a 14 anni, nell’ambito di un matrimonio di Stato, Maria Antonietta fu oggetto di un’intensa campagna diffamatoria. Le venivano attribuite voci, amanti, frasi crudeli – come la famosa «se non hanno pane, che mangino brioche», di cui non esiste alcuna testimonianza storica – e veniva caricaturizzata come una donna superficiale e insensibile. I volantini rivoluzionari non le perdonavano né il suo stile di vita né la sua nazionalità: altre regine straniere, come Anna d’Austria, avevano già incontrato l’ostilità dell’opinione pubblica.

    In una società sempre più tesa, il popolo aveva bisogno di colpevoli visibili e lei era il bersaglio perfetto. Mentre il sistema fiscale e la nobiltà sfuggivano al controllo, la giovane regina diventava il simbolo dell’eccesso. La rabbia popolare trovò in lei un catalizzatore emotivo per la sua ira più efficace di qualsiasi analisi economica. Gli stessi nobili alimentarono questo odio e le campagne diffamatorie contro di lei, desiderosi di indebolire il potere della monarchia per avere più libertà d’azione; ironicamente, non si resero conto che stavano creando troppo nervosismo e che l’onda rivoluzionaria avrebbe travolto anche loro.

    Oggi gli storici tendono a scagionarla parzialmente. Maria Antonietta non era una regina riformista né particolarmente consapevole delle sofferenze popolari, ma questo non era insolito tra l’aristocrazia e la monarchia. Arrivò in Francia quando era solo un’adolescente, lasciandosi alle spalle tutto ciò che conosceva, e la corte divenne il suo mondo. Lo stesso sistema sociale dell’epoca, in cui il ruolo della regina era semplicemente quello di dare eredi al regno, non le diede gli strumenti per comprendere un paese e una società che le erano totalmente estranei.

    Ma Maria Antonietta non fu nemmeno la vera causa del crollo della monarchia francese. Luigi XVI si trovò di fronte a uno Stato in gravi difficoltà finanziarie e, tra la sua impreparazione prima di salire al trono e l’opposizione della nobiltà alle sue riforme, non riuscì a risollevare la situazione. Maria Antonietta fu vittima di una campagna politica che la dipingeva come l’artefice della rovina, una lezione su come l’opinione pubblica e gli interessi possano creare capri espiatori su misura per l’indignazione collettiva.

    A volte la storia ha bisogno di cattivi riconoscibili. E in tempi di crisi, l’immagine pubblica può essere determinante quanto i fatti: il soprannome di “madame Deficit” era un’etichetta propagandistica utile per agitare le masse e indebolire l’immagine della monarchia, ed è rimasto nell’immaginario collettivo, ma è lontano dalla complessità del problema.

    di Abel G.M.