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Il restauro del Colosseo

    L’ipogeo di questo monumento emblematico, da cui fiere e gladiatori attendevano di uscire nell’arena, torna al suo passato splendore

    Roma, 80 d.C. L’imperatore Tito presiede all’inaugurazione del Colosseo, il grande anfiteatro che porta il nome della sua famiglia, i Flavi.

    La costruzione del gigantesco edificio era stata iniziata da suo padre, l’imperatore Vespasiano, nel 70 d.C. Ma la morte gli aveva impedito di vedere la conclusione di un progetto tanto ambizioso.

    Adesso Tito, orgoglioso, si erge nel palco delle autorità acclamato da circa 50mila spettatori ammassati sulle gradinate, entusiasti e trepidanti, in attesa di assistere all’inizio dei più grandi giochi mai organizzati nell’Urbe.

    Giochi che dureranno cento giorni e nei quali migliaia di gladiatori e fiere si daranno appuntamento nell’arena, dove verseranno il proprio sangue e alcuni daranno perfino la vita per la gloria dell’impero.

    Dopo la fastosa inaugurazione dell’anfiteatro Flavio gli spettacoli vi si susseguirono per diversi secoli, adattandosi ai nuovi gusti degli spettatori, che cambiavano col tempo.

    Per esempio, con il trionfo del cristianesimo i giochi dei gladiatori smisero di essere i prediletti dal pubblico e furono gradualmente sostituiti dalle venationes, gli spettacoli di caccia alle bestie selvatiche.

    In effetti, l’ultimo spettacolo registrato nel Colosseo fu una venatio organizzata dal goto Teodorico nel 523. Nei secoli seguenti il grande anfiteatro fu abbandonato e le sue pietre usate come cava per la costruzione di nuovi edifici nella Città eterna.

    Gli interni del Colosseo

    Come ogni anfiteatro romano, il Colosseo disponeva di sotterranei giganteschi sotto l’arena dove si battevano uomini e fiere.

    Questa zona, nota come ipogeo, dov’erano alloggiati gladiatori, condannati e animali, era completamente invisibile agli spettatori e vi si accedeva attraverso quattro gallerie sotterranee.

    L’ipogeo era in realtà un complesso reticolo di corridoi, stanze e ascensori che ospitava tutti gli elementi necessari, materiali e umani, per rendere il più grande spettacolo di Roma un successo.

    Nel caso del Colosseo, l’ipogeo si estende per circa mezzo ettaro ed è circondato da un muro perimetrale e da quattordici setti murari che danno accesso ai corridoi.

    Quello centrale ospitava i macchinari e le attrezzature imprescindibili per allestire gli spettacoli.

    I dispositivi usati nel Colosseo per facilitare la comparsa di persone e animali sull’arena risalgono all’epoca flavia (69-96 d.C.), e ancora oggi è possibile contemplare la serie di ascensori collocati nelle sale della zona sotterranea: ventiquattro piattaforme mobili e ventotto ascensori di legno nei quali erano deposte le gabbie degli animali che avrebbero preso parte allo spettacolo.

    Le gabbie erano sollevate da argani, e una volta all’altezza dell’arena si aprivano in modo che le fiere spuntassero come per magia davanti agli occhi stupiti degli spettatori.

    L’ipogeo era un susseguirsi di ascensori e montacarichi, in cui si depositavano le gabbie degli animali che avrebbero preso parte allo spettacolo

    Un minuzioso restauro

    Nel 2011 l’allora Commissario delegato per le aree archeologiche di Roma e Ostia antica, in collaborazione con la Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica di Roma, annunciò l’inizio di un restauro approfondito dell’emblematico edificio, e nel dicembre 2018 iniziò la seconda fase del progetto, dedicata all’ipogeo del monumento, sotto la supervisione del Parco archeologico del Colosseo e finanziata dal Gruppo Tod’s.

    Al restauro hanno partecipato più di ottanta professionisti, tra cui quattordici archeologi, quarantacinque restauratori, tre architetti, quattro ingegneri, due tipografi e tredici operai edili.

    Dopo aver concluso i lavori si è proceduto all’installazione di una passerella lunga 160 metri, in modo che i visitatori potessero ammirare questa importantissima zona dell’anfiteatro, che fino ad allora era stata inaccessibile al pubblico.

    Ma questo ambizioso restauro non è l’ultimo previsto per il Colosseo.

    L’obiettivo dell’attuale progetto è restaurare anche le gallerie del secondo ordine dell’edificio e trasferire il centro visitatori, che sarà ricollocato all’esterno dell’anfiteatro in modo che dal 2024 chi verrà a contemplare questo meraviglioso monumento possa accedervi più facilmente.

    Cifre “colossali”

    I lavori di restauro del Colosseo, che sono durati esattamente 781 giorni per più di 55.700 ore di lavoro, hanno riportato all’antico splendore una superficie totale di 15mila metri quadri dell’antico anfiteatro Flavio.

    Per portare a termine quest’impresa monumentale è stata impiegata un’enorme quantità di materiali: quattromila metri quadri di marmo travertino, peperino e tufo; 6300 metri quadri di mattoni; mille metri quadri di gesso; duemila metri quadri di protezioni di nuclei a vista delle murature antiche; settecento metri quadri di pavimento in opus spicatum (un sistema di costruzione composto di pietre tagliate o mattoni disposti a spina di pesce, normalmente usato per la costruzione di pavimenti), e 1500 metri quadri di pavimento in cocciopesto (un composto di malta e ceramica triturata impiegato come impermeabilizzante per le superfici).

    Insomma, un lavoro “colossale” che sta contribuendo al recupero di una delle zone più iconiche del monumento più importante dell’antica Roma, oltre a restituirgli parte dell’antico splendore.