Molte delle feste che possiamo trovare nel nostro calendario derivano dai miti della cultura greco-romana, le cui cerimonie erano talmente influenti che durante il Medioevo fecero da spunto per le festività della religione cristiana. Uno degli esempi classici di queste festività è proprio il Natale.
Anche il Capodanno, tuttavia, proviene da una festa tipicamente pagana che veniva celebrata non solo nell’antica Roma, ma in tutto il Mediterraneo, a seguito della nascita dell’impero. Essa celebrava l’ingresso all’anno nuovo e in origine prevedeva anche di fare diverse offerte al dio romano Giano, divinità degli inizi e di tutte le porte, a cui era dedicato l’intero mese di Gennaio (da cui proviene il nome).
Giano, a differenza degli altri dei, aveva una testa dotata di due volti, rivolti verso direzioni differenti, ed era quindi perfetto per rappresentare il passaggio fra l’anno vecchio e quello nuovo.
Durante il primo giorno dell’anno, il pontefice massimo (la carica religiosa più importante della città, che durante il periodo dell’impero coincideva con la figura dell’imperatore) offriva a Giano farro con sale e una speciale focaccia, di cui disponiamo fortunatamente la ricetta.
Essa era fatta con cacio grattugiato, farina, uova e olio e veniva usata per propiziare il dio e invitarlo a proteggere la natura e i futuri raccolti.
A differenza però di altre festività, per il giorno di Capodanno non si tenevano grandi festeggiamenti a Roma. Si continuava infatti a lavorare, si teneva il mercato e si poteva andare in tribunale a denunciare un reato, sebbene gli atti lavorativi avevano un valore rituale.
I romani infatti credevano che se avessero iniziato l’anno passando l’intero primo giorno a poltrire e a rilassarsi, essi avrebbero avuto raccolti insoddisfacenti e l’anno appena iniziato sarebbe stato infausto per tutti. Ciò ci permette di capire come i romani fossero scaramantici.
Per celebrare il dio Giano a casa, durante il primo giorno dell’anno, i romani al massimo invitavano gli amici a pranzo e si scambiavano un vaso di miele con datteri e fichi secchi: “Perché l’anno che inizia sia dolce” scrisse una volta Ovidio.
È importante poi ricordare che colui che scelse il 1º gennaio quale primo giorno dell’anno fu Giulio Cesare, nell’anno 46 a.C., che oltre ad essere stato un formidabile combattente è stato l’inventore del cosiddetto anno giuliano, usato in Europa fino al 1582.
L’anno giuliano era quasi perfetto, ma portava nel tempo a non considerare un piccolo errore che alla fine costrinse il Vaticano, nella persona di Papa Gregorio XIII, a scegliere un altro calendario.
di Aurelio Sanguinetti