Il problema è allora questo: giunto alla fine dalla mia vita che cosa mi ritrovo tra le mani?
Se trovo solo il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato non sarà gran cosa.
Ma potremmo trovare ben di più, ben di peggio.
Ogni vita non vissuta accumula rancore verso di noi, dentro di noi: moltiplica le presenze ostili.
Così diventiamo spietati con noi stessi e con gli altri.
Intorno a noi non vediamo che lotta, cediamo e soccombiamo alle perfide lusinghe dell’invidia.
Si dice bene che l’invidia accechi: il nostro sguardo è saturo delle vite degli altri, noi scompariamo dal nostro orizzonte.
La vita che è stata perduta, all’ultimo, mi si rivolterà contro.
Perciò, l’ultima cosa che vorrei dirle, mia cara amica, è che la vita non può essere, in alcun modo, pura rassegnazione e malinconica contemplazione del passato.
È nostro compito cercare quel significato che ci permette ogni volta di continuare a vivere o, se preferisce, di riprendere, a ogni passo, il nostro cammino.
Tutti siamo chiamati a portare a compimento la nostra vita meglio che possiamo.
Carl Gustav Jung, Lettere.