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Chi era davvero Macrino, il personaggio del Gladiatore 2 interpretato da Denzel Washington

    Ne “Il Gladiatore 2”, recentemente uscito nelle sale cinematografiche italiane, uno dei personaggi più importanti è Macrino, interpretato da Denzel Washington. Ricostruiamo la sua vera biografia, senza tenere conto delle finzioni cinematografiche.

    ATTENZIONE: prima di raccontarvi in sintesi chi fu davvero Macrino nella storia dell’impero romano, vi avvisiamo che questo articolo contiene inevitabilmente degli spoiler che potrebbero incidere sulla visione de Il Gladiatore 2, per quanto il personaggio interpretato da Denzel Washington nella pellicola non ricalchi esattamente la corrispondente figura storica.

    Marco Orpellio Macrino, nato a Cesarea di Mauretania (Algeria) intorno al 164 d.C. e morto in Cappadocia (Turchia) nel 218, fu un politico romano e imperatore dal 217. Apparteneva all’ordine equestre e nel 212 fu nominato prefetto del pretorio (capo della guardia) dall’imperatore Caracalla. Cinque anni più tardi l’imperatore fu assassinato in una congiura nella quale, probabilmente, fu coinvolto lo stesso Macrino. Non a caso, tre giorni dopo la morte di Caracalla, Macrino ascese al trono al suo posto, diventando imperatore. Il suo regno, però, fu breve. Nel giugno del 218 i soldati a lui fedeli si scontrarono ad Antiochia con le legioni che sostenevano un altro pretendente al trono, Eliogabalo, e furono sconfitti. Macrino fu ucciso pochi giorni dopo la battaglia.

    Chi era Macrino

    Le fonti sulla vita di Marco Orpellio Macrino prima dell’ascesa al trono sono scarse. Sappiamo che nacque a Cesarea di Mauretania (oggi Cherchell, una città situata sulla costa dell’Algeria) intorno all’anno 164, ma la data esatta non è nota. Apparteneva a una famiglia dell’ordine equestre: era un aristocratico, ma di rango più basso rispetto agli appartenenti all’ordine senatorio, che costituivano il vertice del patriziato romano. Sappiamo anche che Macrino da giovane divenne amico e consigliere di Plauziano, il prefetto del pretorio di Settimio Severo.

    Il prefetto del pretorio era una figura importante: era il capo della guardia pretoriana, cioè la guardia dell’imperatore, ma di fatto aveva un ruolo politico di primo piano, perché i pretoriani, sottoposti al prefetto, erano gli unici soldati presenti nella capitale. Nel 212 l’imperatore Caracalla, figlio e successore di Settimio Severo, scelse come suo prefetto proprio Macrino. Nei primi anni di regno, i rapporti tra i due uomini furono cordiali e l’imperatore mostrò di avere fiducia del suo prefetto. Con il passare del tempo, però, i rapporti si guastarono.

    Nell’aprile dell’anno 217 Caracalla fu ucciso a Carre (oggi Harran, in Turchia) da un soldato, Marziale, mentre era impegnato nella guerra contro l’impero dei Parti, un’entità politica che si estendeva sul territorio dell’attuale Iran, su parte della Penisola anatolica e su altri territori mediorientali. È probabile che Macrino, che si trovava a Carre al seguito di Caracalla, fosse uno degli organizzatori della congiura, ma non vi sono certezze in merito al suo coinvolgimento.

    L’ascesa al trono: Macrino imperatore

    Al tempo di Macrino, l’impero romano era governato dalla dinastia dei Severi, inaugurata da Settimio Severo nell’anno 193 e proseguita con Caracalla. Non esistevano, però, meccanismi precisi per la nomina del nuovo imperatore, che in genere era scelto dal predecessore mediante l’“associazione” al trono. Era importante, inoltre, che il prescelto godesse del sostegno dell’esercito. Caracalla non aveva scelto il suo successore e perciò la decisione “passò” alle legioni. L’11 aprile 217  a tre giorni dalla morte di Caracalla, Macrino riuscì a farsi proclamare imperatore dai legionari impegnati in Oriente e ascese al trono.

    A Roma il senato accolse la notizia con disappunto, perché Macrino faceva parte dell’ordine equestre: era il primo imperatore non appartenente al rango senatorio. Il senato, però, non aveva il potere per opporsi alla nomina e Macrino poté dare avvio al suo regno. Associò al trono suo figlio Diadumeniano, con l’intenzione di farlo diventare suo successore e istituire così una dinastia. Per garantirsi il sostegno delle legioni, mandò a Roma il corpo di Caracalla, molto amato dai soldati, perché fosse organizzato un sontuoso funerale pubblico. Tuttavia, il suo atteggiamento e la politica fiscale gli alienarono il favore di molti legionari.

    Così la Historia Augusta, una raccolta di biografie di imperatori romani del II e III secolo, descriveva Macrino:

    Era arrogante, sanguinario e intenzionato a governare con metodi militareschi, deplorando anzi la poca disciplina dei tempi passati ed elogiando fra gli altri imperatori solo Settimio Severo. In alcuni casi faceva crocifiggere i soldati ed era solito infliggere loro punizioni da schiavi.

    L’imperatore dovette affrontare anche una guerra contro i parti, che attaccarono il territorio dell’impero di Roma. Lo scontro ebbe luogo a Nisibis (oggi Nusabuyn, nella Turchia sudorientale) e terminò, dopo tre giorni di combattimenti e pesanti perdite da entrambe le parti, senza che nessuno dei due eserciti fosse riuscito a prevalere sull’altro. Macrino fu costretto a negoziare un accordo di pace.

    Macrino non riuscì a consolidare il suo potere, anche perché doveva guardarsi le spalle dagli esponenti della famiglia dei Severi. Dopo la morte di Caracalla, aveva ordinato alle donne della famiglia di lasciare Roma e tornare nella loro città di origine, Emesa, in Siria.

    La Siria in età romana

    Le donne, tra le quali la sorella della madre di Caracalla e le sue figlie, iniziarono a cospirare contro Macrino per propiziare l’ascesa al trono di Eliogabalo (che alla nascita si chiamava Sesto Vario Avito Bassiano), nipote dell’imperatore defunto. Riuscirono a provocare la ribellione della legione III “Gallica”, stanziata in Siria, mettendo in giro la voce che Eliogabalo fosse il figlio naturale di Caracalla. L’8 giugno 218 la legione si scontrò in una battaglia presso Antiochia (Siria) con le truppe restate fedeli a Macrino e risultò vincitrice.

    L’imperatore fuggì, intenzionato a raggiungere Roma per cercare nuovi soldati e appoggi politici, ma, arrivato in Cappadocia, fu raggiunto e giustiziato dalle truppe severiane fedeli a Eliogabalo. In totale, Macrino aveva regnato per 14 mesi, senza mai recarsi nella capitale dell’impero. Anche il figlio Diadumeniano, che dopo la battaglia Macrino aveva mandato come ambasciatore presso i parti, fu ucciso. Eliogabalo divenne il successore di Macrino e ripristinò la dinastia dei Severi, che guidò l’impero fino al 235.