Zeus la vide mentre era sulla spiaggia insieme alle sue compagne: se ne innamorò subito e decise di rapirla.
Per attirare la sua attenzione si trasformò in un bellissimo e bianco toro insolitamente mansueto e disponibile a farsi vezzeggiare dalla fanciulla. Non pensando minimamente di essere in pericolo, Europa prese quindi ad accarezzare l’animale ed infine gli salì sul dorso. A questo punto Zeus in un impeto la portò via con sé, attraversando il mare e trasportandola fino a Cnosso, sull’isola di Creta.
Giunti a destinazione, il dio dopo essersi rivelato consumò il suo amore, e i due ebbero tre figli, Minosse, re di Creta, Radamanto, giudice degli inferi e Serpedonte. Questi vennero poi adottati dal marito “mortale” della giovane, Asterione re di Creta.
Il mito del rapimento d’Europa può essere inteso come una vera e propria “cosmogonia”, che narra di origini, che unisce terra, mare e cielo, continenti e popoli.
La femminilità, in particolare, è al centro del mito: la donna viene spesso raffigurata come fanciulla rapita e ingannata dal toro, ma anche come colei che alla fine doma e domina il suo divino seduttore e il mare che insieme attraversano.
Ecco come Ovidio racconta il momento dell’attraversamento del mare:
«Ecco, ora la reale vergine ha osato sederglisi in groppa, ignara di quello che l’aspetta; Ecco che il dio dalla terra e dalla rena asciutta lentamente affonda prima i mentiti zoccoli nel bagnasciuga, poi si inoltra vieppiù nelle onde, infine contrasta con la sua preda l’acqua. Adesso lei ha paura e ormai in suo dominio scruta la riva che si allontana, la destra aggrappata a un corno, la sinistra sul dorso dell’animale, mentre le vesti svolazzano al soffio del vento».